di domenica 29 gennaio 2006
La grande banca d?affari americana Goldman Sachs ha sostenuto, per bocca di un suo economista, che l?Italia ? ormai spacciata e che, alla fine, resteremo solo con il cibo e il calcio. L?opinione ?, ovviamente, molto discutibile, ma va comunque corretta. Nel senso che, anche se Goldman Sachs, avesse ragione ci sono buone probabilit? di avere, alla fine, il cibo, il calcio e la Fiat. E questo a partire non dal prossimo decennio, ma da domani. Domani, infatti, si riunir? il consiglio di amministrazione per approvare i risultati 2005 e gli annunci importanti saranno due. Il primo riguarda il bilancio complessivo, consolidato, della Fiat, che si chiuder? in utile. E si tratter? di un utile abbastanza sostanzioso. Per ora si sa solo che, al netto delle operazioni straordinarie (che alzeranno il totale dei profitti), l?utile sar? intorno al miliardo di euro. E questa ? la fine di un incubo.
La fine della possibilit? che la Fiat fosse costretta a portare i libri in tribunale, e che quindi scomparisse dalla scena industriale italiana. Per rendersi conto di quanto sia importante questo miliardo di euro guadagnato (prima ancora delle operazione straordinarie, come vero e proprio utile di gestione), converr? ricordare che nel 2002 la Fiat aveva perso quasi cinque miliardi di euro e che fra il 2002 e il 2004 (in appena tre anni) il totale delle perdite ? arrivato a sfiorare i dieci miliardi di euro. La Fiat, insomma, era gi? morta. E in effetti questa era stata un po? l?opinione generale. Al punto che da parte dei sindacati si era alzato anche l?invito al governo a considerare la possibilit? di "nazionalizzare" la societ?, al fine di salvare i posti di lavoro, ma anche quello che resta comunque il pi? grande gruppo industriale del paese.
Domani, invece, ci verr? spiegato che la Fiat non ? fallita e che non fallir?. Andr? avanti con le sue gambe. E probabilmente non se la caver? nemmeno tanto male. Se si ritorna con la mente alla maxi-perdita del 2002 (quattro anni fa) si vede che il miglioramento ? stato complessivamente pari a 6 miliardi di euro. Il che non ? poco. E un po? tutti sono d?accordo nel mettere questa performance, abbastanza straordinaria, sul conto tanto del nuovo vertice (Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne) quanto della famiglia Agnelli che, rimasta orfana sia di Gianni che di Umberto, e in un momento difficile avrebbe avuto tutto l?interesse a vendere e a chiudere la partita. Invece ha messo capitali propri (pochi, quasi un versamento simbolico, ma non ? scappata) nell?azienda, decidendo di continuare a fare auto.
In un momento in cui nessuno credeva pi? nell?auto e meno che mai nella Fiat, la famiglia ci ha scommesso sopra e domani pomeriggio potr? dire di avere vinto. Ma le buone notizie, si diceva, sono due. E la seconda, forse, ? ancora pi? clamorosa della prima. Per quanto riguarda la Fiat, la crisi dell?auto pu? considerarsi finita. Nel 2005 l?Auto Fiat dovrebbe aver perso ancora una cifra inferiore ai 300 milioni di euro. Ma questo era previsto. La notizia clamorosa ? che nell?ultimo trimestre dell?anno l?auto ? andata in pareggio o in leggero utile. Nel 2006 i conti saranno invece decisamente in utile. Anche in questo caso, per valutare quanto sia importante l?evento, bisogna riandare indietro nel tempo: a Torino calcolano che era dal 1997 che l?auto Fiat non chiudeva i conti in utile. E allora c?erano gli incentivi alla rottamazione, e quindi vendite extra di macchine. Insomma, la Fiat c??, per usare un linguaggio sportivo (ma adesso passato anche alla politica). E, in un certo senso, a partire dal 2006, riprende il suo posto (il primo) nel panorama industriale italiano. Gli altri grandi gruppi presenti sulla scena sono infatti tutti gruppi di servizi, di bollette e di tariffe. Il ritorno sulla scena di Fiat come grande gruppo industriale autosufficiente non riporter? semplicemente indietro l?orologio della storia. Gianni e Umberto Agnelli non ci sono pi? e dentro la famiglia ? in corso un forte dibattito su che cosa fare nel futuro. E anche la politica ? diventata diversa, nel frattempo. La Fiat di adesso, cio?, sar? un?azienda pi? "normale" rispetto a quello che era stata in passato. Il risultato torinese va anche valutato, comunque, anche con un occhio a quello che sta accadendo sul piano internazionale, dove tutti vanno sostanzialmente peggio di prima e dove alcuni colossi (General Motors e Ford, tanto per citarne due) sono addirittura a rischio di sopravvivenza. Ci si pu? chiedere come sia stato possibile questo risultato. E la risposta non ? molto complicata. Da un lato la Fiat ha indovinato la scelta del manager (Sergio Marchionne, che si ? rivelato davvero molto bravo). Dall?altro lato ha fatto la cosa giusta: ha lasciato perdere tutte le divagazioni (dalle assicurazioni ai supermercati) e si ? concentrata sull?auto, su quello che ha sempre saputo fare e che sta da oltre cento anni all?origine della sua fortuna. Si ? concentrata, in una parola, sul suo mestiere. E domani pomeriggio a Torino, di fronte ai risultati raggiunti, possono aprire le bottiglie di champagne. Se le sono meritate.
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